giovedì 27 novembre 2008


INTERVISTA A FEDERICO TISI SU ZENTROPA



Zentropa: Partiamo dalle origini, da dove vieni, dove sei cresciuto e a che eta’ hai cominciato le arti marziali?


Federico: Sono nato 34 anni fa a Suzzara, in provincia di Mantova. Ho trascorso i miei primi 20 anni per la maggior parte all’estero, vivendo in Africa, Medio Oriente ed Europa al seguito di mio padre che si spostava per lavoro. Da 14 anni vivo a Roma. Ho iniziato la pratica delle arti marziali all’età di nove anni con lo judo , nel contesto di un corso per bambini organizzato dalla scuola.


Z: Quali sono gli obiettivi che un uomo puo’ porsi attraverso lo sport? Cosa ti ha motivato in questa scelta di vita?


F: Gli obiettivi possono essere molteplici e di differente livello. Si può praticare arti marziali per tenersi in forma ed in salute, oppure per acquisire più sicurezza in sé stessi. Altri invece praticano per mettersi alla prova attraverso l’agonismo. Io pratico arti marziali da 25 anni e nel corso di questo periodo le motivazioni sono cambiate. Da piccolo volevo diventare l’uomo Tigre e picchiare i bambini che facevano le prepotenze a scuola, poi sono passato a volermi affermare come lottatore italiano nel panorama internazionale del jiu jitsu. Oggi pratico per capire il significato profondo della mia disciplina e per aiutare i miei studenti a realizzare i loro sogni.
Z:Dalle tue foto e’ possibile ammirare moltissimi tatuaggi; qual’e’ il significato che questi rivestono per te?


F:Alcuni mi ricordano momenti e persone importanti della mia vita, altri che non si deve mai mollare o cadere in tentazioni negative, ed altri che mi ricordano che anche i momenti peggiori hanno una fine.


Z:La cronaca e’ piena di atti di violenza e bullismo in strada, allo stadio, nelle scuole. Le arti marziali aiutano a limitare questi fenomeni o, come sostengono i suoi detrattori, sprigionano ancora piu’ violenza?


F:Le arti marziali sono un’arma, proprio come un coltello od una pistola. La responsabilità non è da ricercare nell’arma in sé, ma nella persona che la utilizza nel modo errato, ed in chi glielo permette. Nel caso delle arti marziali, la responsabilità è dell’insegnante, che deve non solo impartire nozioni tecniche, ma trasmettere un profondo senso di responsabilità ai proprio studenti. Insegnare male o alle persone sbagliate è come dare ad una pecora corna d’acciaio affilato.


Z:Una caratteristica che sentiamo mancare moltissimo nell’uomo moderno e’ l’autodisciplina, elemento sicuramente vitale nell’attivita’ agonistica. Cos’e’ per te la disciplina e come si esercita su se’ stessi?


F:Nella maggiore disciplina risiede la maggiore libertà. Ogni disciplina è a mio avviso un percorso di liberazione, che si tratti di studio accademico, meditazione, marzialità, sport o altro. Penso che la disciplina si eserciti principalmente attraverso il sacrificio. Nel jiu jitsu esiste un detto che recita “non esistono miracoli senza sacrificio” , ed io ci credo fermamente. Per i lottatori ad esempio significa astenersi dal fumo, dall’alcool, da una vita sregolata, stare attenti al peso, e mantenere sempre un elevato livello di forma fisica, e cercare di combattere più possibile. Quello che spinge chiunque alla disciplina e quindi al sacrificio è a mio avviso una forte motivazione, che per essere tale deve affondare le proprie radici in valori forti.


Z:Come si svolge la tua giornata tipica?


F:Durante la settimana dedico la mattinata ai miei studenti privati, alla corrispondenza ed all’organizzazione del mio lavoro. All’ora di pranzo tengo la prima lezione collettiva, , e la sera la seconda. Mi alleno una o due volte al giorno, tra lotta e preparazione fisica.Durante il fine settimana sono sempre in giro per tenere seminari o per competizioni.


Z:Quali sono i tuoi modelli sportivi e storici?


F:I miei modelli sportivi sono moltissimi, ed ho anche avuto la fortuna di conoscerne molti e di poterne annoverare altrettanti tra i miei amici ed insegnanti. Solo per citarne alcuni: Helio Gracie Vitor Shaolin Ribeiro , Octavio Ratinho Couto, i fratelli Viera, I fratelli Nogueira, Ronaldo Jacaré..
I miei modelli storici sono anch’essi molteplici e di estrazioni culturali molteplici, accomunati da valori forti e da una grande capacità di ispirare positivamente il prossimo. Ultimamente ho letto la biografia di Massoud, e ne sono rimasto colpito.


Z:Ti e’ gia’ capitato di - come si dice a Roma - farti passare la sveglia da qualcuno? Sei sempre uscito integro dai combattimenti o ti sei gia’ rotto qualcosa? Quanto conta il disprezzo delle ferite e della sofferenza in generale in un mestiere come il tuo?


F:Certo che l’ho presa! Solo quelli che non combattono mai non la prendono! Vincere e perdere fa parte del gioco, e l’unica sconfitta imperdonabile e quella dalla quale non si impara niente. Fortunatamente sono state più le vittorie che le sconfitte, ma le sconfitte sono quelle che ti fanno crescere.
Penso che il disprezzo delle ferite e della sofferenza siano attitudini stupide. Chi le adotta finisce per farsi male e per concludere presto la propria carriera. Praticare sport da combattimento a contatto pieno di qualsiasi genere significa già abituarsi a livelli di stress fisico elevati e questo è molto logorante sul piano fisico, specie se si è agonisti. Io stesso, come molti altri lottatori, convivo con ernie al disco, legamenti andati, orecchie rotte ed acciacchi di ogni genere. Occorre prendersi cura del nostro corpo che per un lottatore è come per un samurai la spada. Ignorare i segnali che il nostro corpo ci manda è segno di ottusità, e prima o poi arriva un conto molto salato da pagare.


Z:Evan Tanner e’ recentemente scomparso in condizioni tragiche; abbiamo potuto notare un post sul tuo blog e anche Zentropa gli ha dedicato un’immagine. Lo conoscevi? Puoi raccontarci qualcosa di lui?


F:Nelle mie partecipazioni all’UFC in veste di coach non ho mai avuto il piacere di conoscerlo. Tanner era noto per essere una persona che dava al proprio lavoro di combattente professionista di MMA anche un valore di ricerca interiore. Era un uomo con una forte conflittualità interiore, senza nessuna vergogna nel manifestare le proprie debolezze, e sempre alla ricerca di qualcosa. Spero che ora abbia trovato le risposte che cercava ed un po’ di pace.


Z:Sul tuo kimono appaiono alcuni simboli e nella tua bio su myspace apprendiamo che sei un appassionato di moto; cosa ti attrae di questo universo?


F:Andare in moto è per me molto bello perché mi regala un grande senso di libertà, e molte emozioni. Mi piace fare lunghi viaggi in moto, godermi i panorami e nel frattempo avere tempo per stare un po’ con me stesso. Andare in moto è il mio antidoto allo stress.


Z:Una domanda su Zentropa ed il motto “0% razzismo - 100% Identita’” che spesso viene interpretato in modo erroneo; nelle discipline sportive, cosi’ come negli ambienti militari - ad esempio - un uomo viene valutato per quello che riesce a dimostrare, per il suo coraggio, in poche parole per quello che veramente rappresenta, a prescindere dal colore della sua pelle.
Qual’e’ la tua esperienza a riguardo e cosa nel pensi della frase sopra citata?


F:Sono assolutamente d’accordo. Un essere umano non sceglie dove o quando nascere, ma può scegliere di seguire una tradizione propria del suo popolo e della sua terra che lo incammini verso il diventare uomo, e per questo meritare rispetto. Per il resto le chiacchiere contano poco, alla fine della fiera conta quello che uno fa e come lo fa.


Z:Noi italiani siamo stati un popolo di esploratori e storicamente abbiamo piantato la nostra bandiera ai quattro angoli dell’universo. Oggi non e’ proprio la stessa cosa e ogni italiano che viaggio sente dentro di se’ il peso e l’onore di essere ambasciatore del proprio paese, della propria civilizzazione. E’ anche il caso tuo nei tuoi spostamenti? Senti questa responsabilita’ nel rappresentare l’Italia?


F:Ogni volta che parto per una gara all’estero porto sempre con me il tricolore. Io ed i miei studenti sentiamo molto questa responsabilità, che ci spinge ad allenarci al meglio e a non mollare mai. Sapere di aver portato per primi il tricolore sui podi e nelle arene più prestigiose del mondo ci riempie di un immenso orgoglio.


Z:Ringraziandoti del tempo concessoci vorremmo porti una domanda sui tuoi progetti futuri. Grazie ancora e complimenti per i tuoi traguardi.


F:Grazie a voi per avermi dedicato questo spazio. In futuro desidero competere ancora per un anno o due, e nel frattempo organizzare al meglio la mia accademia. Desidero trasmettere ad altri quello di buono ho appreso dal jiu jitsu in questi anni di pratica, ed aiutare i ragazzi a formarsi sia come lottatori che come uomini. Grazie ancora per il vostro interesse nella mia attività.

domenica 23 novembre 2008

Che dire se non ....ottimo stage!!!


L' instancabile Mestre Tisi dopo aver dedicato la mattinata alle lezioni individuali ha condotto, come al solito peraltro, uno stage ben “farcito”.
Considerando la quantità e l'eterogeneità dei partecipanti per livello e provenienza marziale, lo stage è stato suddiviso in due momenti principali, uno dedicato alle tecniche di difesa personale ( bjj oriented ) e l'altro a tecniche più specifiche di jiu jitsu competitivo.
Fede con didattica fluida e ineccepibile ha spiegato come lo studio della difesa personale sia un bagaglio indispensabile per il lottatore di jiu jitsu per due motivi fondamentali: il primo è che la nostra amata arte è, prima di essere un magnifico sport, uno strumento per proteggersi e neutralizzare un avversario anche più grosso di noi e dunque è inutile imparare a lottare con guardia a “pipistrello” se non sappiamo nemmeno difenderci da una manata di Gigi Caverna.., il secondo è che molte tecniche di difesa personale trovano pieno riscontro ed efficacia proprio nel jiu jitsu competitivo e in altri modalità in cui questo si sviluppa come in competizioni no gi e nelle MMA.....davvero interessante.
La seconda parte invece è stata orientata allo studio di alcuni passaggi di guardia chiusa, mezza guardia e un paio di gustose finalizzazioni dalla cento chili.
Il clima come al solito sereno a dato l'opportunità a partecipanti di diverse realtà marziali di conoscersi e di immergersi per ore in uno stage con contenuti tecnici di qualità, lasciando da parte tecniche esotiche o da Ultimate (S)Fighter e lavorando invece su tecniche base ma estremamente dettagliate, dando modo così ai neofiti di avvicinarsi in modo idoneo a questo sistema e ai più anziani di rinforzare il proprio bagaglio tecnico.
Lo stage è ovviamente terminato con un'oretta di sparring servita a noi per conoscerci meglio e al nostro Mestre per “maltrattarci” un po'.
Un grazie per aver partecipato va a Walter e ai ragazzi del neonato gruppo di studio IC di Trieste, a Efrem e Francesco di Padowar (accademia padovana di jiu jitsu , a Roberto Monetti (insegnante di Krav Maga e buon lottatore di jiu jitsu) e ai suoi ragazzi e a Carmine, già praticante di mma accompagnato dal nostro coriaceo Alan Saitta.
Ringrazio inoltre tutti i ragazzi di Burning che hanno partecipato e il Maestro Federico Tisi che come sempre ci offre lezioni tecniche (ma non solo) di alto contenuto e che sicuramente farà di nuovo visita alla nostra accademia.



Alcuni partecipanti allo stage

martedì 18 novembre 2008


" REPETITA IUVANT "

domenica 16 novembre 2008



"VEDO NEL FIGHT CLUB GLI UOMINI PIU' FORTI E INTELLIGENTI MAI ESISTITI.VEDO TUTTO QUESTO POTENZIALE E LO VEDO SPRECATO.
UN' INTERA GENERAZIONE CHE POMPA BENZINA, SERVE AI TAVOLI O SCHIAVI COI COLLETTI BIANCHI.

LA PUBBLICITA' CI FA INSEGUIRE LE MACCHINE E I VESTITI, FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE COSE CHE NON CI SERVONO.
SIAMO I FIGLI DI MEZZO DELLA STORIA, NON ABBIAMO NE UNO SCOPO NE UN POSTO, NON ABBIAMO LA GRANDE GUERRA NE LA GRANDE DEPRESSIONE, LA NOSTRA GRANDE GUERRA E' QUELLA SPIRITUALE, LA NOSTRA GRANDE DEPRESSIONE E' LA NOSTRA VITA.
SIAMO CRESCIUTI CON LA TELEVISIONE CHE CI HA CONVINTI CHE UN GIORNO SAREMMO DIVENTATI MILIARDARI, MITI DEL CINEMA O ROCKSTAR. : MA NON E' COSI' ....LENTAMENTE LO STIAMO IMPARANDO... E NE ABBIAMO VERAMENTE LE PALLE PIENE!"


tratto dal film "Fight Club"

mercoledì 12 novembre 2008


Sabato scorso il nostro Daniele from Casarsa, non contento degli 80 km a settimana che fa REGOLARMENTE per venire ad allenarsi ad Udine si è fatto una trasferta Meneghina direttamente in casa Milanimal per seguire lo stage di Rolles Gracie organizzato per lui dall'instancabile Andrea Baggio; ecco qui un breve report.


"Questo week end ho avuto il piacere di essere a Milano ed allenarmi con gli amici di Milanimal in occasione dei due giorni di seminario con il grande Rolles Gracie.
Che dire, Rolles è un gran lottatore e un ottimo insegnante.
Venerdì ha tenuto una lezione no-gi molto interessante curando ogni particolare delle tecniche mostrateci, due modi di portare a terra l'avversario e finalizzarlo con mata leao, prendendo la schiena, o con katagatame a seconda del modo di reagire quest'ultimo.
Sabato invece lo stage è stato dedicato completamente alle tecniche col gi, e di nuovo grande il livello tecnico, con Rolles e Andrea sempre pronti a dare spiegazioni e fugare ogni dubbio: la lezione questa volta è stata incentrata sulle tecniche di proiezione e di raspado applicate in base alla variazione di peso che l'avversario attua per difendersi dagli attacchi.
In entrambe le lezioni non è potuto mancare lo sparring finale in cui ho potuto vedere in azione Rolles.
Un ringraziamento e un saluto a Rolles e a tutti gli amici di Milanimal per le due giornate di allenamenti.
A presto sul tatami."

Daniele.

domenica 9 novembre 2008


A causa di problemi organizzativi il WFC è stato rimandato; dovremo aspettare fino a gennaio per veder lottare Matteo Minonzio in terra slovena.

Confermatissimo invece lo stage con Federico.

ps: non vedo l'ora!!

mercoledì 5 novembre 2008


Occhio ragazzi!!!

Sabato 22 Novembre grande rientro in Friuli del nostro Mestre Federico Tisi ormai di casa nella terra dei Longobardi e del buon vino!!
Dopo aver dedicato la mattinata alle consuete lezioni individuali Federico condurrà uno stage pomeridiano di 3 ore che sarà un momento importante non solo di formazione ma anche di analisi del livello del jiu jitsu made in Friuli e soprattutto (e questo vale per tutti i neofiti) per conoscere un grande insegnante e campione di jiu jitsu, pioniere di questa arte marziale in Italia.
Ricordo, per chi volesse prendere lezioni individuali, la possibilità di orientare le suddette nei quattro ambiti in cui il jiu jitsu si sviluppa: jiu jitsu con gi, senza gi, per MMA e per la difesa personale (anche come integrazione ad altri stili).


Domenica 23 invece Burning si sposterà in massa in Slovenia a Lubjiana per vedere in azione (con tifo echeggiante) Matteo Minonzio che combatterà al WFC .
Matteo, striker di razza, già da tempo studia la lotta al suolo in diverse accademie affiliate Italian Connection e con Federico Tisi, che lo seguirà all’angolo di questo importante evento; insomma un week end all’insegna del buon jiu jitsu e delle MMA …Burning al seguito!!!

Non Mancate..!!!!!


Corsi e ricorsi storici

Tempo fa mi è capitato di fare una lunga chiacchierata, peraltro totalmente improduttiva, con un insegnante di difesa personale che inevitabilmente mi ha fatto prendere ancora di più le distanze da un mondo, quello della self defence appunto, che ormai da tempo mi sta lasciando un po’ perplesso.
Attenzione!
Lungi da me ergere impenetrabili barricate verso le arti marziali tradizionali o moderne; mi piacciono, le pratico ( con le persone e nei modi che ritengo opportuni ), mi soddisfano e le ritengo un ottimo strumento di formazione e più in generale di conoscenza e per questo degne di rispetto.
Come al solito però, il problema non risiede nell’arte stessa ma nell’uomo che la pratica e la trasmette; uomo che con le sue paure, frustrazioni e idiosincrasie distorce concetti, tecniche e programmi deformando quanto di più puro e sano e generando un “prodotto” di scarsa qualità, plastificato, artificiale e come diceva il compianto Lee, morto.
Gli effetti collaterali di questo modus operandi sono altresì evidenti: maestri di marzapane collezionisti di programmi che esercitano magie marziali ( vedi pacche alla carlona ) su un nugolo di allievi/zombi, vittime di una tossica sudditanza che nulla ha a che fare con il rispetto, quello vero.
Molte sarebbero le parole da spendere su questo argomento e molti gli approfondimenti da fare, ma per ora non vi tormenterò con i miei rigurgiti da viandante marziale e vi lascio invece con un breve quanto gustoso dialogo prodotto dall’amico Mario Puccioni leader di Team Centurion.

DIALOGO TRA UN UOMO E UN MATTO

Un tizio a digiuno di Arti Marziali/Sport da Combattimento incontra un praticante di arti marziali 'tradizionali'.

Uomo: "Scusi lei cosa fa?"
Tradizionalista:"Insegno un'arte per la difesa"
U:"Come la Boxe, il BJJ e la Kickboxing?"
T: "Nonono, quelli sono meri sport"
U: "Che differenza c'è?"
T:"In gara ci sono limitazioni, arbitri etc; in strada no"
U:"Lei come sa che le cose che pratica funzionano se non le prova mai? Quelli degli SdC le provano tutte le loro tecniche"
T:" Lo so perché le testo in palestra in azioni sui miei compagni"
U:"Ma in palestra funziona tutto comunque! Lei come desume che la tecnica funzionerà in strada?"
T:"Me l' ha insegnata il mio maestro, che discende da generazioni di maestri"
U:"Tutti senza mai provare le cose in contesti reali?"
T:"Certo. La nostra è ROBA SERIA, serve per uccidere, mica le possiamo minimamente provare le nostre cose"
U:"Ma così lei insegna ad altri cose che non ha mai provato dopo averle apprese da maestri che a loro volta non hanno mai provato le cose che insegnano!"
T." Ovvio. Siamo TROPPO mortali noi, siamo Tradizionali"